«Il crocifisso non insegna nulla. Tace. (…) È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo?».
N. Ginzburg, Quella croce rappresenta tutti, “l’Unità”, 22 marzo 1988.
Il Progetto – Il progetto “Canto Sacro: le nostre radici” nasce dalla constatazione che oggi la caduta di qualsiasi dogma, paradigma o ideologia produce un malessere sociale generalizzato. Questa condizione ci chiede con urgenza di rivisitare le nostre radici storiche e culturali per percorrere in futuro le vie che non dimentichino il senso profondo di noi stessi.
Canti sacri in Europa e nel mondo – Il fulcro del progetto è rappresentato dallo studio e dalla pratica del Canto Gregoriano, vasta tradizione di altissimo spessore culturale, ineguagliabile ponte verso il raccoglimento, profonda preghiera.Ad un corpus consistente di ore dedicate a questa forma d’arte e di preghiera, saranno accostate occasioni in cui poter studiare ed apprezzare anche forme di canto sacro europee, e di altre parti del mondo. Saranno infatti svolti incontri sul canto bizantino/ortodosso e maronita, nonchè sul canto armonico . Sviluppatisi prima o appena dopo il primo millennio dopo Cristo questi canti saranno studiati nello spirito ecumenico che testimonia la ricchezza culturale del bacino europeo.
Una parte delle ore sarà inoltre dedicata alla comprensione delle diverse filosofie nelle quali radicano le tradizioni vocali sacre.
Voce e terapia – L’uso della voce nello studio di repertori sacri antichi chiede un coinvolgimento profondo della persona, con la sua storia, le sue vicissitudini, le sue sofferenze. Per questo il corso vuole rappresentare anche una finestra aperta sul canto inteso come studio e cura di sè e alcuni incontri saranno dedicati alla possibilità dell’uso del canto nella musicoterapia.
La malattia e la sofferenza sono trattate generalmente come “stati” che arrivano e dai quali è solo necessario liberarsi al più presto grazie al ritrovato chimico più potente. Fermo restando il diritto sacrosanto al benessere, nella malattia ci si dimentica sempre più spesso che sono un uomo o una donna ad ammalarsi e non un insieme più o meno ordinato di cellule. “Essere umani” è una complessità non esauribile. Tornare ad essere umani, necessita della capacità di raccogliersi in sè stessi, nel “pozzo del cuore”.
Frequentare la propria voce grazie ad un repertorio sacro, può essere un mezzo per fare questo passo indietro verso di sè e imparare a guardare la propria sofferenza e la propria malattia provando a decifrarne i diversi significati.