Gli studi sui sistemi complessi si alimentano con le ricerche biologiche basate sulla dinamica “storica” dei sistemi viventi e degli eventi che li coinvolgono .
Contingenza che conduceva Emile Boutroux, a vedere, già 150 anni fa, nel “contigentismo” la migliore filosofia per la scienza moderna. E che non può risolversi in una coerente visione progressiva della conoscenza, che Henri Bergson, aveva individuato come un grave errore di prospettiva del pensiero scientifico, contestando lo “scientismo”, come incapacità di comprendere le dinamiche reali delle teorie scientifiche, inserite in un’evoluzione biologica e culturale che sfugge a ogni pregiudizio fondativo e finalistico. L’”umanesimo planetario” tiene conto della varietà di forme di coevoluzione , riconoscendo la relazione al posto dell’identità, sostenendo, che “siamo il frutto di relazioni non-umane con il mondo per il 99% dei nostri predicati. L’antropologia ha bisogno di una conoscenza che sappia riconoscere la complessità umana, che non può prescindere dai rapporti con altri esseri viventi, animali e vegetali, e non può astrarre la dimensione umana dell’habitat, dall’oikos, nel quale Homo sapiens abita da circa 200.000 anni. Siamo tutti parte della “biogea”, non possiamo prescindere dalla comprensione “ecologica” dell’habitat, soprattutto grazie alle scienze della vita e della terra, indissolubilmente legate a sistemi complessi.
Ciò richiede una preparazione adeguata a tale complessità, un grand rècit che leghi insieme la storia del cosmo, del nostro pianeta, dei sistemi viventi e dell’umanità sui piani evolutivo, storico e cosmologico.
Antitesi a uno studio della “evoluzione senza fondamenti”, nella quale scompare ogni punto di riferimento, spaziale-temporale degli eventi cosmici, planetari e umani, della stessa struttura del metodo scientifico, che non può appiattirsi sugli esperimenti di un tradizionale laboratorio fisico “newtoniano”, ma deve tener conto delle differenze intrinseche presenti nei campi più diversi delle scienze del complesso e dell’incertezza nelle nostre conoscenze.
La pervasività dei fenomeni descritti nella dinamica del caos deterministico hanno consentito la comprensione che nulla, a tutti i livelli della realtà è dato in anticipo o è meccanicismo immutabile. E che le vicende della specie non sono mai e univocabilmente orientate. Un pluralismo evolutivo riporta flessibilità contingente della biosfera e fa risaltare l’importanza antropologica dell’immaginario.
L’antropologia richiede che solidarietà e responsabilità siano estese alla comunità di destino planetaria. La presa di coscienza della comunità deve essere l’evento chiave del nostro secolo. Siamo solidali in questo pianeta e con questo pianeta. Siamo esseri antropo-biofisici, figli di questo pianeta, che è la nostra Terra-Patria (Ceruti e Morin).