Medicina Narrativa
Ci occupiamo di sofferenza, di malattia, di disagio.
Di Persone.
L’Individuo diventa Persona, non più un concetto astratto, ma Uomo e Donna con bisogni, aspirazioni, dignità, diritti inviolabili. Persona: «Per – sona». Capace di fare musica. Ogni storia, ogni malattia, ogni sofferenza, ha la propria carta d’identità genetica, definita da una combinazione unica di variabili.
Le narrazioni danno vita all’infinito mosaico di storie di malattia mai identico a sé stesso. Storie tramandate che diventano Riti, inni alla Vita. Il Rito torna ad esser parte della narrazione di una Storia condivisa. Medicina dei Popoli. Storie della Terra.
Il medico possiede le parole, le parole determinano la cultura, la cultura diventa la cura.
Il nostro compito è aiutare la persona a ritrovare il Senso. Solo la morte aiuta a riconoscere nella Vita un bene non posseduto, ma ricevuto da un altro, un dono da accogliere con gratitudine, da spendere con generosità, da restituire con riconoscente fiducia.
Non offriamo servizi ai clienti, ma siamo al servizio delle Persone.
Dopo le tenebre viene la Luce, dopo la morte viene la Vita, dopo la sofferenza, la gioia.
Ogni paziente ha una Storia da raccontare, una narrazione personale che va oltre i sintomi.
Come e perché curiamo il disagio psichico con la botanica?

Molti deficit cognitivi e psichici sono correlati ad un deficit colinergico: l’acetilcolina è uno dei più importanti neurotrasmettitori, responsabile della trasmissione nervosa sia a livello centrale che periferico. Alle stesse conclusioni era arrivata la medicina Ippocratica (IV sec. A.C.), che ricorreva alle droghe vegetali per curare l’Uomo.
Il nostro lavoro in campo etnobotanico per alleviare la sofferenza implica l’utilizzo di Piante che lavorano sul sistema vegetativo: ad azione simpaticolitica, simpaticomimetica, vagotonica, vagolitica.
Il nostro lavoro si estende ad una visione complessiva, grazie all’utilizzo di piante stomachiche, cardiache e cefaliche, che agiscono cioè sullo stomaco, sul cuore, (cioè sui centri emozionali, disperdendo gli influssi “melanconici” e migliorando quindi l’umore) e sul cervello (cioè sui centri sensitivi ed intellettivi, migliorando la concentrazione, intensificando le percezioni e le prestazioni intellettuali).
Nella sofferenza “primum non nocere, secundum sedare dolorem“: la prima cosa è non nuocere, la seconda è sedare il dolore.
Il dolore non si dice, si ricorda poco e si comunica a fatica.
La medicina lo combatte e la filosofia lo ignora.
Rimuovendolo ancor più della morte.
Come e perché curiamo il disagio psichico con i campi elettromagnetici?

L’obiettivo terapeutico con campi elettromagnetici pulsati a bassa frequenza e intensità nel campo della salute mentale è alleviare la sofferenza e ripristinare il funzionamento biomolecolare e fisiologico alla base delle patologie psichiche.
In particolare, i campi elettromagnetici hanno azione sul potenziale di membrana delle cellule nervose, permettendo la riattivazione di circuiti neuronali disfunzionali, caratteristici dei disturbi ansiosi e psicotici.
Aumentano la disponibilità di mediatori chimici quali la dopamina e la melatonina, carenti in molteplici disturbi soprattutto di tipo distimico e depressivo.
Proteggono dall’atrofizzazione indotta dalla depressione e da disturbi psicotici ad evoluzione demenziale. Agiscono sulla produzione di fattori neurotrofici, fattori che facilitano la rigenerazione dei tessuti neuronali e cellule della glia, spesso danneggiati nei disturbi neurologici e psichici.
Riducono lo stress ossidativo e i livelli di radicali liberi nel sangue.
Facilitano l’attivazione vagale, contribuendo al rilassamento della persona.
Contribuiscono al ripristino della coerenza e simmetria interemisferica, che nei quadri di ansia e depressioni risultano essere sbilanciati e incoerenti.